giuliano

giovedì 21 febbraio 2013

DON JUAN (8)











Precedenti capitoli:

l'arte di sognare (6) &

due orologi (7)









Il primo obiettivo di don Juan fu quello di aiutarmi a percepire
l'energia così come fluisce nell'Universo.
Nel mondo sciamanico tale percezione è il primo, indispensa-
bile passo verso una visione più completa e più libera di un si-
stema cognitivo differente.




Nell'intento di suscitare in me una reazione visiva, don Juan u-
tilizzò altri elementi cognitivi nuovi.
Uno dei più importanti di questi era la cosidetta 'ricapitolazio-
ne', e consisteva in un riesame sistematico e capillare della
propria esistenza, segmento dopo segmento, effettuato non in
un'ottica critica bensì nell'intento di comprenderla e di modifi-
carne il corso.




Secondo don Juan, una volta che il praticante ha riesaminato
la propria esistenza con il distacco richiesto dalla ricapitola-
zione, per lui diventa impossibile tornare alla vita di prima.
'Vedere' l'energia così come fluisce nell'Universo equivaleva
per don Juan alla capacità di vedere un essere umano come
un 'uovo luminoso' o 'una sfera luminosa' di energia, e di di-
stinguere in questa sfera luminosa un insieme di caratteri-
stiche comuni a tutti gli uomini, come un punto interno di
luce più intensa.




Per gli sciamani era in quel nucleo di luminosità, da loro nomi-
nato 'punto di unione', che la percezione si trasformava in uni-
tà.
Arrivavano quindi ad ampliare tale considerazione fino ad as-
serire che proprio in quel punto veniva a forgiarsi la nostra co-
gnizione del mondo.
Per quanto bizzarro potesse apparire, don Juan Matus aveva
ragione, perché è proprio questo che accade.




La percezione degli sciamani, di conseguenza, era soggetta a
un processo diverso da quello che sta alla base della percezio-
ne dell'uomo comune.
La percezione diretta dell'energia, sostenevano, li conduceva
a quelli che essi chiamavano i 'fatti energetici'. Con questa de-
finizione indicavano una visione ottenuta appunto 'vedendo'
direttamente l'energia, e che portava a conclusioni definitive
e irriducibili, cioè non inquinate da speculazioni e congetture
né da tentativi di adattarle al nostro sistema interpretativo
comune.




Don Juan sosteneva che per gli sciamani della sua stirpe era
un fatto energetico che il mondo intorno a noi sia definito da
processi cognitivi, e che tali processi non siano inalterabili,
né codificati una volta per tutte.
In realtà sono legati all'esercizio, all'uso e alla praticità. Que-
sta riflessione portava a un altro 'fatto energetico': i proces-
si della cognizione comune sono il prodotto della nostra edu-
cazione, e nient'altro.




Don Juan Matus sapeva con assoluta certezza che quanto mi
diceva sul sistema cognitivo degli antichi sciamani messicani
era reale.
Inoltre, lui era un 'nagual', ossia un leader naturale, un indivi-
duo capace di 'vedere' i 'fatti energetici' senza alcun detrimen-
to per il suo benessere.
Era quindi in grado di guidare gli altri uomini lungo percorsi
di pensiero e percezione impossibili a descriversi.
(C. Castaneda; Fotografie di Josh Adamski)













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