giuliano

lunedì 22 luglio 2013

E MORI' COME VISSE: URLANDO E BESTEMMIANDO (30)








































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E morì come visse: urlando e bestemmiando (29)

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Ogni infamia sarà cancellata (e donata a chi neppur l'ha pensata) (31)













Era un papa del Rinascimento un po' in anticipo sui tempi, un Borgia avanti lettera....,
cinico e gagliardo, dispotico, teatrale e terrestre.
Coltivava  scrupolosamente tutti i peccati (non ne dimenticava uno...).
Era ingordo (e non solo di potere...): un giorno di digiuno matrattò il cuoco perché
gli aveva servito solo sei pietanze (rispetto alle quindici di cui era abituato...).
Era avido di ricchezza: si faceva trapungere le vesti di gemme, e la sua tavola era ad-
dobbata con quindici alberelli d'oro: uno per portata....
Era superstizioso e dedito ai sortilegi, agli inganni, alla calunnia: i suoi coltelli aveva-
no per manico corna di serpente, in tasca portava una piastrella d'oro egiziana, e al
dito un anello strappato al cadavere di re Manfredi: tutti amuleti contro il malocchio.
Era un giocatore arrabbiato: si era fatto fare dei dadi d'oro, ma guai all'avversario
che osava batterlo.
Ed era soprattutto assetato di dominio (per quello si sarebbe alleato con il suo più
feroce nemico... era romano in tutto e per tutto....).




Il giorno dell'elezione al Soglio Pontificio indossò la tiara e chiese agli astanti se lo
consideravano rappresentante di Dio in terra. Avutene conferma, si mise in testa una
corona (e per il bene della nazione cui pretendeva servire.....), brandì una spada, e
chiese se lo consideravano anche Imperatore. Dato il tipo, nessuno osò negarlo.
La sua politica prese avvio da quel gesto.
Questo papa miscredente e blasfemo incarnava la maestà della Chiesa e non ammet-
teva che il suo primato terreno fosse revocato in dubbio. Essa era, secondo lui, pa-
drona e proprietaria non solo delle anime, ma di tutto (compreso il potere giudiziario)
con cui soleva giudicarle....
Quindi anche i troni le appartenevano: i re ne erano che momentanei appaltatori.
Figuriamoci se poteva tollerare dissidenze dentro gli.... Stati pontifici.




I Colonna, che ne tentarono una, furono scomunicati e costretti alla fuga. Bonifacio ne
confiscò le terre, fece radere al suolo la loro roccaforte, Palestrina, e ne cosparse di sa-
le le rovine in segno di purificazione.
Quando l'imperatore Alberto d'Austria gli mandò come ambasciatore un semplice frate,
Bonifacio gli ruppe il naso con un calcio procurandogli una grave emorragia. Ma natural-
mente non tutti erano disposti a subire simili prepotenze, e re Filippo, per esempio, vi
rispose a tono proibendo al clero d'inviare a Roma le decime raccolte nei suoi Stati.
Era un colpo grave per le finanze della Chiesa perché la Francia era la loro fonte più gras-
sa. Ma lo era anche per il prestigio del Papato.
Fu allora che Bonifacio indisse il Giubileo: un po' per rivalersi dallo smacco politico, un
po' per colmare i vuoti in cassaforte. E l'iniziativa non poteva essere più congeniale al
carattere teatrale dell'uomo e alla vocazione di un grande regista.
Il lancio pubblicitario fu perfetto.




Per mesi e mesi, dai pulpiti di tutta Europa, i predicatori bandirono il pellegrinaggio van-
tando benefici che c'era da aspettarsene: la salvezza dell'anima e i diletti turistici. Allo
stambureggiare richiamo, si mossero centinai di migliaia di persone, chi a piedi, chi sui
carri, chi a cavallo. I più, data la lunghezza e i rischi del viaggio, fecero prima testamen-
to.
E parecchi infatti morirono per strada, ma sicuri di volare in paradiso. Da un capo al-
l'altro del mondo, l'Urbe registrò un movimento di 30.000 pellegrini al giorno. Andava-
no e venivano in colonna a prostenarsi sulle tombe degli Apostoli, dove ricevevano l'-
indulgenza plenaria e lasciavano cadere il loro obolo, che due diaconi armati di pala
si affrettavano a rastrellare.
La media giornaliera degl'introiti del grande affare fu di mille libbre al giorno: cifra,
per quei tempi, colossale.
Dove gli ospiti alloggiassero e dormissero, non si sa. Ma a quanto pare i romani ci ....
fecero affari d'oro. Finalmente la città tornò a sedersi 'caput mundi', la capitale del
mondo, e ad assaporare il gusto delle folle poliglotte e multicolori, dell'abbondanza
e della gozzoviglia (quella che per il vero ha sempre amato...).
(I. Montanelli, Storia d'Italia....)














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