giuliano

lunedì 16 giugno 2014

LA TESTA DEL LUPO (2)








































Precedente capitolo:

La testa del lupo














Ancora una pausa invernale e le stragi ripresero nel 1632: un bambina di undici anni e un’altra di otto vennero sbranate rispettivamente in aprile a Graglia e in maggio a Mongrando; quindi ancora a Graglia, fra giugno e agosto toccò a due bambini di 6 e 9 anni e una ragazza dodicenne. Infine, a ottobre, un dodicenne venne divorato a Sala Biellese.
Dopo l’ormai consueta pausa nel periodo invernale, nell’aprile 1633 ripresero gli attacchi dei lupi ai bambini di Sala Biellese e Graglia, che si conclusero nel successivo settembre con un bilancio di altre cinque piccole vittime. Dopo una nuova tregua, nel successivo agosto morì un bambino di nove anni per le ferite a seguito dell’attacco di un lupo e l’anno seguente, tra la fine di maggio e l’inizio di luglio, furono divorati un ragazzo di 15 anni a Graglia e uno di 14 a Sala Biellese.
Come qui documentati appaiono ‘serial-killer’ più che lupi in cerca di cibo, anche se il comportamento di un animale più che temibile, esclude attacchi ad uomini o bambini….




Comunque, riprendiamo la breve analisi di questi preziosi documenti, documenti conservati in sei differenti archivi parrocchiali hanno consentito di ricostruire un’analoga vicenda di lupi ‘serial-killers’ nel Biellese. Un secolo dopo la tragedia appena descritta i lupi tornarono a seminare il terrore nel territorio delle comunità di Cavaglià, Verrone, Salussa, Zimone.. ed altri borghi…
Era dal 1691 che nel Biellese, a quanto ci risulta, non si registravano morti di fanciulli aggrediti dai lupi, nel settembre 1729, a Cavaglià un bambino di nove anni venne ucciso dagli animali. L’anno precedente, in provincia di Novara, a Ghemme, i lupi avevano divorato molti fanciulli, ma non ci è dato di sapere se la serie di lutti che iniziava allora nel Biellese fosse in qualche modo collegabile a quella. In quel 1729 comunque l’episodio rimase isolato.
Nel 1730, però, di nuovo a Cavaglià, si registrò l’uccisione di un dodicenne ed il mese successivo altri due fanciulli persero la vita allo stesso modo. Nell’anno seguente, sempre a Cavaglià, venne sbranata una bambina di otto anni, ma fu soprattutto nel 1732 che la tragedia assunse proporzioni particolarmente gravi. Nella primavera e nell’estate di quell’anno nelle parrocchie di Verrone e altri borghi circostanti, furono registrate le morti causate dai lupi, di ben otto fanciulli. Nei quattro anni successivi, a quanto è stato possibile rilevare, non vennero registrati altri casi del genere, ma nell’ottobre 1736 ripresero i lutti: una bambina di otto anni fu divorata a Benna, Massazza e Salussola. Infine nel giugno e nell’agosto del 1738 due altre ragazze di Salussola furono divorate da quegli animali.




Negli anni compresi tra il 1729 ed il 1738, nel Biellese, l’insorgere del comportamento antropofago del lupo costò la vita ad almeno 19 fanciulli di cui 14 femmine e 5 maschi; per 17 delle vittime è stato possibile rilevarne l’età: le femmine avevano tra i due ed i quattordici anni ed i maschi tra i nove ed i dodici anni.
Nell’ultima grave serie di lutti dovuti all’insorgere del comportamento antropofagico nei lupi risale agli anni compresi tra il 1801 e il 1817 e interessò un’area particolarmente vasta nel Biellese, attraverso il territorio delle attuali province di Vercelli, Novara e Varese, giungeva fino alla parte occidentale delle province di Milano e Como e lambiva il Canton Ticino. Questa nuova tragedia iniziò nell’estate del 1801 quando i lupi, tra giugno e settembre, causarono la morte di almeno una quindicina di fanciulli nel territorio compreso tra Varese, Como, il Canton Ticino ed il Legnanese.
Nell’estate del 1806 altri lutti colpirono il Comasco: ad Appiano Gentile un bambino risultò divorato dai lupi. Nel 1808, in giugno, alla Cascina Montechiaro di Abbiate Guazzone, perse la vita, divorata dal lupo, Giuseppina Martegani; qualche giorno prima, a Vizzola Ticino era stato divorata una tredicenne che con altre due ragazze era alla custodia del bestiame. Nel giugno del 1809 a Garenzano un lupo divorò un ragazzo il cui cadavere viene ritrovato nel bosco, e alla fine di luglio, a Cantù, fu la volta di un ragazzo di 14 anni.
Nelle settimane seguenti, nella zona, subirono l’attacco del lupo un altro ragazzo che perse la vita ed un terzo che, gravemente ferito, fu salvato in extremis dall’intervento di una giovenca. 





COMMENTI SENZA COMMENTI: i cacciatori (Prenderò Old Club Foot!....):
Il cacciatore sportivo e il benefattore si fusero in un personaggio interessante negli anni d’oro in Alaska. Durante la depressione, un certo numero di persone si spostò a nord nella speranza di guadagnare da vivere facendo il trapper (ed in cerca dell’oro…). La maggioranza non ci riuscì, ma alcuni di quelli che se la cavarono scrissero le loro esperienze con i lupi su riviste quali ‘The Alaska Sportsman’.
Questi erano perlopiù persone che ignoravano la vita delle foreste quando vi arrivarono; le loro storie sono piene di errori e di crudeltà verso i lupi e sono disseminate di un odio convinto nei loro confronti. Credevano che attaccassero e uccidessero gli uomini nel nord del paese e sembravano riuscire a controllarsi a malapena quando raccontavano le nefandezze dei lupi sui cervi. Storie intitolate ‘I lupi hanno ucciso ‘Crist Colby’, ‘La mia intelligenza contro i lupi’ e ‘Prenderò Old Club Foot!’ erano parodie inconsapevoli di racconti di frontiera dove i trapper svolgevano il ruolo di sceriffo in perenne inseguimento di lupi con i loro schioppi a tracolla (la realtà dal punto di vista ambientale è ben diversa, questi omuncoli furono il motivo primo, grazie al valore di scambio delle pelli, e non solo quelle di lupo, della scomparsa o meglio della decimazione di intere specie di animali…). 




Gli uomini che riportavano queste storie credevano appassionatamente di servire l’umanità negli altri 48 stati da quel lontano avamposto! Uno di essi, nello scrivere a casa alla famiglia, disse: ‘Mentre faccio del mio meglio per uccidere tutti i lupi nel Ward Cove Game Refuge, gli altri animali non vengono molestati (qui è ancor più chiaro il sogno dell’uomo, e dell’omuncolo cacciatore, sostituirsi al lupo nell’istinto della caccia, perché il cacciatore ed i suoi consimili sono i veri lupi…).
Per concludere, un trapper alaskano di nome Lawrence Carso braccò un lupo che si era trascinato una delle sue tagliole per più di trenta chilometri e lo trovò appeso a testa in giù alla corda usata per lo strascico sul fianco ripido di una collina. Slegò il lupo per scattare una foto, poi gli sparò alla testa. ‘Il lupo era morto come aveva vissuto, in sfregio a tutto ciò che osava conquistarlo….’.

















  

Nessun commento:

Posta un commento