giuliano

domenica 25 maggio 2014

VIAGGI ONIRICI: l'albero (12)











































Precedente capitolo:

Viaggi onirici: l'albero (11) 

Prosegue in:

Viaggi onirici: l'albero (13)













... Il triste destino di quelle anime Eretiche sacrificate al rogo dell’ignoranza….
… Ma tu che sei lontano dalla verità, tu, altro che verrai dopo di me e leggerai queste righe alla fine dei giorni dell’albero: pensa da quanto Tempo tu esisti (se esisti davvero….), pensa che sei sorto dalla fonte pura che alimenta l’albero e dall’albero scaturisce….
Il cancello del cortile di un convento era aperto; Egli vi entrò e adocchiò una panchina sotto i rami pendenti di un… albero. Tutt’intorno l’erba cresceva alta e rigogliosa. In nessun luogo un’anima, non un volto da lontano. Tutto era come morto.
Sedette a riordinare i suoi pensieri…
Non era irrequieto…
Aveva ornai smesso di chiedersi con apprensione, come in un primo momento, se l’aver letto un nome per un altro potesse essere il sintomo di qualche malattia. Ben più sorprendente di questo singolare evento gli sembrò tutt’a un tratto lo strano modo di pensare che aveva da qualche Tempo….




‘Com’è possibile che io’, si chiese ‘un uomo ancora abbastanza giovane, affronti la vita come un vecchio? Alla mia età non si pensa così’. Si sforzò invano di ricostruire nella memoria il momento in cui doveva essere avvenuta quella trasformazione. Come ogni giovane uomo, fin oltre i trent’anni era stato schiavo delle proprie passioni e aveva posto ai suoi piaceri meno limiti possibili, per quanto gli avevano consentito salute, ricchezza ed energie…
Non gli sembrava di ricordare di essere stato un bambino impulsivo, bensì riflessivo, ma allora dove affondava le proprie radici questo strano ramo Eretico che ora egli chiamava il suo Io?
‘Esiste una crescita interiore, nascosta’, ricordò d’un tratto di aver letto solo poche righe di un brano a lui caro:
‘Per anni sembra ristagnare, poi, inaspettato, l’involucro si squarcia, spesso in seguito a un fatto senza importanza, e un giorno cresce nella nostra esistenza un ramo dai frutti maturi, del quale non abbiamo mai notato la fioritura; allora ci accorgiamo di aver coltivato dentro di noi, senza saperlo, un misterioso albero…. Ah, non mi fossi lasciato indurre a credere che una qualche forza al di fuori di me potesse far crescere questo albero… quanti dolori mi sarei risparmiato!
Ero padrone assoluto del mio destino e non lo sapevo!




Credevo, giacché non ero in grado di mutarlo con le azioni, di non avere alcun potere su di lui. Quante volte ho immaginato che essere padroni dei propri pensieri equivale a essere l’artefice assoluto del proprio destino! Ma ogni volta mi sono ricreduto, perché non vedevo gli effetti immediati di questi mezzi tentativi. Ho sottovalutato la magica potenza e forza invisibile dei Pensieri ricadendo ogni volta nella tara ereditaria dell’umanità, di questa misera umanità: considerare l’azione un gigante e il Pensiero una chimera.
Ora, chi impara a muovere la luce può manovrare le ombre, e con loro il destino; chi cerca di ottenere ciò tramite le azioni è soltanto un’ombra che combatte inutilmente con le ombre. Mi pare che la vita debba tormentarci fin quasi alla morte prima che riusciamo, da ultimo, a trovare la via della Verità.
Quante volte ho cercato di spiegarlo agli altri per aiutarli: ascoltavano, annuivano e credevano, ma tutto entrava loro da un orecchio per uscire dall’altro. Forse la verità è troppo semplice perché la si possa accettare subito. O forse l’albero deve giungere fino al cielo prima che mettiamo giudizio?
Temo che la differenza fra esseri umani sia a volte più grande di quella fra un uomo e una pietra. Scopo della nostra vita è scoprire con grande intuito quel che rende l’albero rigoglioso e gli impedisce di seccare. Altrimenti si finisce per spalar letame senza saper perché. Ma quanti sono quelli di voi che oggi capiscono ciò che intendo dire? Se parlassi, i più, crederebbero che mi esprimo per immagini. E’ l’ambiguità della lingua che ci separa.




Se pubblicassi uno scritto sulla crescita interiore, la interpreterebbero come un ‘divenir più saggi’ o un ‘diventar migliori’, proprio come considerano la filosofia una teoria e non una vera disciplina. La sola osservanza dei precetti, anche la più rigorosa, non basta a favorire la crescita interiore, perché essa è solo la forma esterna. Spesso la trasgressione è proprio la serra più calda. Ma noi osserviamo i precetti quando dovremmo infrangerli e li infrangiamo quando dovremmo osservarli.
Poiché un santo compie solo buone azioni, essi credono di diventare santi compiendo buone azioni; e così percorrono il sentiero di una falsa fede in Dio, che conduce giù verso l’abisso, e si illudono di essere saggi e giusti!
Sono accecati da una falsa umiltà, che li fa indietreggiare terrorizzati e barcollanti come bambini dinanzi alla propria immagine riflessa, e temono di essere folli quando giunge l’ora… e il suo volto li guarda.
… Ma essere padrone dei propri pensieri, scoprirne cioè le radici più profonde, non sarebbe già un miracolo?’.




L’Uditore si arrestò di botto.
‘Certo! E che altro? Appunto per questo pongo il pensiero un gradino più in alto della vita. Esso ci concede e conduce su una lontana vetta da cui non solo possiamo dominare ogni cosa, ma anche realizzare tutto quello che vogliamo. Per il momento noi uomini facciamo ancora miracoli servendoci di macchine (o almeno loro fanno ‘miracoli’ servendosi di macchine), ma credo sia vicina l’ora in cui per lo meno alcuni ci riusciranno con la semplice volontà.
Inventare macchine meravigliose, opera finora così apprezzata, è stato come raccogliere le more lungo il sentiero che conduce alla vetta. Non è l’ ‘invenzione’ a essere preziosa, bensì la capacità di inventare; prezioso non è il quadro, pur di inestimabile valore, ma solo la capacità (da taluni incapaci ostacolata…) di dipingere… di scrivere e così via.
Il quadro o la Rima si può deteriorare, la capacità di dipingere o scrivere (che taluni odiano nella loro incapacità creativa…) non può andar perduta, neppure con la morte al rogo al ‘Baculus Demonum’  cui l’artista è costretto…
Permane come forza attinta dal cielo, che può forse restare sopita a lungo, ma si risveglia quel Genio temuto e combattuto con il bastone dell’Inquisitore… del volgare Inquisitore….
TROVO ASSI CONSOLANTE IL FATTO CHE LA STIMATA CONGREGA DEI BOTTEGAI POSSA CARPIRE O RUBARE ALL’INVENTORE SOLO CIO’ CHE NON HA VALORE E MAI L’ESSENZIALE E CON QUELLO SI DILETTANO NEI LORO TRAFFICI DA TEMPIO…..

(G. Meyrink)
















Nessun commento:

Posta un commento