giuliano

lunedì 28 luglio 2014

IL CLIMA CHE CAMBIA (2)









































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Il clima che cambia &

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Il clima che cambia (3)














Il ‘forcing’ umano si aggiunge a questo riciclaggio energetico naturale. Secondo i miei calcoli basati sui dati dell’Ipcc, esso attualmente è compreso tra i 2,4 e i 3,0 watt per metro quadrato. In futuro aumenterà in proporzione alla concentrazione dei gas serra. Ma in questo bilancio energetico mancano ancora gli aerosol che tendono a raffreddare il pianeta e partecipano al ‘forcing’ con un contributo negativo, opposto a quello dei gas serra.
Una volta incluso, il ‘forcing’ netto è di circa 1,5 watt per metro. Non sono l’unico a ottenere questo risultato, ma come me i miei colleghi ammettono che si tratta di calcoli ancora molto approssimativi. E’ poca cosa 1,5 watt per ogni metro quadrato. Corrisponde approssimativamente al consumo di uno dei tanti apparecchi che teniamo in stand-by. Poca cosa, eppure la sua azione costante negli anni scioglie i ghiacciai, riscalda la superficie terrestre e l’atmosfera che la circonda.




I climatologi utilizzano il concetto di ‘forcing’ proprio per prevedere i cambiamenti climatici globali. Anche il giorno in cui il ‘forcing’ potrà essere stabilito con precisione, però, non sarà facile determinare le conseguenze sul clima. Basta infatti un piccolo cambiamento di temperatura a modificare la distribuzione di energia nel bilancio dell’atmosfera. Se l’atmosfera si scaldasse, per esempio, aumenterebbe anche l’evaporazione e si altererebbe tutto il ciclo dell’acqua. La corrispondenza tra ‘forcing’ e cambiamenti climatici è detta ‘sensibilità del clima’, un valore ancora in via di definizione.
Fino a che punto il pianeta si potrà scaldare e con quali conseguenze? Non lo sappiamo. Prevediamo che l’attuale riscaldamento duri per altri decenni e induca meccanismi di ‘feedback positivo’, circoli viziosi che amplificheranno il fenomeno. 
Gli esempi sono numerosi.




Prima di tutto l’evaporazione dell’acqua, il cui vapore acqueo, da tipico gas serra, tende a fare aumentare ulteriormente la temperatura e quindi l’evaporazione. (In questo caso, però, sarebbe possibile anche un ‘feedback negativo’ dovuto al fatto che si formerebbero più nuvole, e queste impedirebbero in parte alla radiazione solare e al suo calore di raggiungere la superficie terrestre.).
Secondo alcune stime, di fronte a un riscaldamento anche minimo, gli oceani diverrebbero meno efficaci di adesso nell’assorbire l’anidride carbonica. E si creerebbe perciò il seguente circolo vizioso: aumenterebbe l’effetto serra, e quindi la temperatura, e quindi la quantità di anidride carbonica non assorbita dagli oceani. Un discorso analogo vale per la vegetazione e per il suolo: a causa del riscaldamento, il materiale organico presente nel suolo potrebbe decomporsi e rilasciare anidride carbonica in abbondanza nell’atmosfera.




L’aumento della temperatura è un effetto di questi circoli viziosi, ma potrebbero essercene altri: i cambiamenti climatici repentini. Come mostrano i dati paleo climatici, in passato si sono verificati spesso nel passaggio da una fase glaciale a una interglaciale, quando la temperatura media del pianeta mutava bruscamente anche di una decina di gradi.
A causare queste reazioni così improvvise e violente è stato, per tutto il Quaternario, un importante fattore di instabilità climatica: la corrente del Golfo, o corrente Nordatlantica. E’ la corrente di acqua calda che attraversa l’Atlantico dal Golfo del Messico fino al circolo polare artico, lambisce le coste dell’Europa occidentale e le riscalda, garantendo a gran parte del continente un clima mite anche a latitudini elevate.
Fa parte della circolazione termoalina, il flusso d’acqua relativamente calda che proviene dai tropici e si dirige verso nord, evapora parzialmente durante il percorso e diventa più salino e più freddo. Per entrambe queste ragioni, diventa anche più denso e pesante, fino a quando, in prossimità della calotta polare, si inabissa. 




A questo punto raggiunge il fondo dell’oceano e scorre in profondità verso sud, fino all’Atlantico meridionale e al Pacifico. In questa fase, si arricchisce di acqua dolce proveniente dai fiumi e diviene meno denso e più leggero, fino a riaffiorare in superficie e cominciare a risalire verso nord per dare origine di nuovo alla corrente del Golfo e chiudere così un ciclo che dura un migliaio di anni.
La corrente del Golfo è una sorta di interruttore che si accende e si spegne nel passaggio da un’era glaciale a una interglaciale e viceversa. In assenza di modifiche antropiche, continuerebbe a scaldare il Nordamerica e l’Europa fino al termine dell’attuale periodo interglaciale, che, secondo le stime dovrebbe durare circa 50 mila anni.
Se la nostra attività cambia la circolazione termoalina e ‘spegne’ l’interruttore della corrente del Golfo, seguirà una nuova era glaciale?
Alcuni modelli matematici prevedono che un evento di questo tipo possa verificarsi forse tra un centinaio d’anni a causa di una complessa catena di eventi. Il riscaldamento globale farebbe evaporare maggiormente gli oceani, si formerebbero più nubi e le precipitazioni, a livello mondiale, aumenterebbero…………..

(P. J. Crutzen, Benvenuti nell'Antropocene!)



















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