giuliano

lunedì 11 agosto 2014

'DUE NATURE' (Eretici 4)












































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Io stavo cercando un’altra stele: lungo la base ed i lati, correndo come la cavalleria leggera intorno alle colonne cinesi, c’era una scritta in corsivo che si è rivelata in siriaco. L’iscrizione incisa diceva:

Documentazione della trasmissione della religione occidentale della pura luce attraverso la Cina

… Ed era coronata da una croce cristiana.
Innalzata nel 781 d.C., la pietra ricordava l’arrivo del prete Alopen dall’Occidente un secolo e mezzo prima. ‘Giunse su nuvole azzurre portando con sé le vere scritture’, e l’imperatore Taizong l' accolse, permettendo che la traduzione dei suoi libri trovasse posto nella biblioteca imperiale e fondando perfino un monastero.
‘Se esaminiamo con cura il significato del suo insegnamento, vedremo che esso è misterioso, meraviglioso, pieno di pace’ decretò sorprendentemente l’imperatore. ‘E’ giusto che abbia libero corso sotto il cielo’. La pietra - ricoperta di immagini buddhiste e taoiste – continua celebrando la Trinità, l’Incarnazione, la nascita della Vergine e l’Ascensione di Cristo. Ma la Crocifissione è ricordata solo in maniera criptica, e della Resurrezione non si parla affatto.
Ho esaminato minuziosamente il siriaco come se fossi in grado di decifrarlo. Ma chi erano questi cristiani? Ecco come andò. 




Nel 431 d.C. il patriarca di Costantinopoli Nestorio sostenne, con metà della Chiesa orientale, che la natura di Cristo non era indissolubilmente divina, ma duplice – ossia che era un uomo visitato di quando in quando dalla divinità – cosicché Maria non poteva essere legittimamente chiamata Madre di Dio. ‘Non posso immaginare Dio da bambino’ disse. L’eresia spaccò la cristianità. Nel giro di pochi anni i nestoriani cominciarono a rifugiarsi nell’impero persiano e a diffondersi in Oriente attraverso la Via della Seta, e forse è per questo che la grande stele racconta come durante la Natività i Magi abbagliati dalla luce giunsero con i loro doni dalla Persia.
Cinque anni fa, ad ottanta chilometri a sud della città di Xian, un sinologo inglese ha riscoperto un oscuro sito chiamato Da Qin, ‘Impero romano’ o ‘l’Occidente’, il nome con cui erano note le comunità nestoriane. Era stranamente situato tra i recinti taoisti più sacri agli imperatori, il Vaticano dimenticato dei Tang dove i monti Quigling si aprono verso nord sulla strada che conduce a ovest.
L’agente del sinologo era un uomo cauto, taciturno. Era nato in un villaggio di contadini, ma il suo talento per lo studio lo aveva innalzato a una vita diversa. Voleva essere chiamato Peter. All’improvviso Peter ha esclamato: ‘Ecco Da Qin!’.




La pagoda pendeva sullo sfondo delle nebbie montane.
Colline seminate a frumento la cingevano in un abbraccio di verdi terrazze, i pioppi tracciavano lievi pennellate nelle valli. Era tutto perfettamente immobile: la rappresentazione stilizzata di un sogno rurale cinese.
Nell’845 il nestorianesimo fu bandito dalla Cina.
Mentre il suo legame con la Persia si riduceva, la dottrina si ritirava verso occidente lungo la Via della Seta, fortificandosi nelle oasi del deserto del Taklamakan e facendo proseliti tra i mongoli….




… Scendo nell’ombra del pulmino.
E’ circondata solo da un villaggio, minuscolo al confronto, i cui vicoli sono spazzati da un vento ululante. Per un minuto mi rifugio nel suo lato sottovento, poi cammino liberamente e alzo lo sguardo attraverso la polvere turbinante con un impeto di esaltazione. Questa è la tomba del sultano mongolo Oljeitu, costruita settecento anni fa nel vivo ricordo di Genghis Khan: uno dei massimi monumenti dell’Asia.
Un ottagono gigantesco color leone si innalza per diciotto metri prima di sfumare in una galleria di tripli archi raggruppati intorno a ogni facciata. Al di sopra di essi, come ciglia spezzate, sono attaccati i resti di lucide piastrelle azzurre costellate di blu acciaio. Al di sopra della terrazza più alta, circondata da torrette che un tempo erano minareti, è sospesa una cupola di un turchese brillante – una corona a punta a cinquanta metri da terra.




… In un cortile abbandonato mi sono imbattuto in un’ultima tomba a torre. Aveva le pareti ricoperte da una ragnatela di mattoni simili a merletti, ed è forse per questo che la tradizione la attribuisce alla madre di Hulagu, Hulagu l’Assassino degli Assassini, un’iscrizione sopra la sua porta riporta una data anteriore di settant’anni alla venuta di Hulagu, e inoltre la matriarca mongola – madre anche di Kublai Khan – non si sarebbe fatta seppellire alla maniera islamica, perché era cristiana.
I missionari nestoriana erano all’opera già da due secoli tra i mongoli. La straordinaria moglie di Hulagu, Dokuz Khatun, era anch’essa cristiana, ed il loro erede avrebbe sposato la figlia dell’imperatore di Bisanzio….
In quegli anni inquieti del XIII secolo agli occhi degli europei tutto l’impero mongolo era prossimo alla conversione…..

(C. Thubron, Ombre sulla Via della Seta)  
















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