giuliano

mercoledì 1 ottobre 2014

MENTRE NASCEVO (8)


















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.... Traditori e fuggiaschi, di suicidi o accusati in contumacia, permessi di caccia e tutte le altre prerogative, vantaggi, privilegi di ogni sorta, inerenti al feudatario’.
‘E ANCHE il diritto di nomina, donazione, presentazione e libera scelta della parrocchia o della curia di Shandy soprannominata e di tutte le decime e benefici ecclesiastici connessi,, eccetera’.
In due parole mia madre poteva andarsene a partorire (se solo l’avesse voluto) a Londra. Ma allo scopo di evitare la possibilità di uno scherzo di cattivo genere da parte di mia madre poiché l’articolo nel contratto matrimoniale poteva dare facilmente adito a tali inconvenienti, una clausola FU AGGIUNTA A TUTELA DEGLI INTERESSI DI MIO PADRE: essa diceva che ‘nel caso in cui mia madre, in seguito, avesse messo suo marito in agitazione e nelle spese per un viaggio a Londra, dietro falsi lamenti e falsi indizi, avrebbe, per ciascuno di questi motivi, perso ogni diritto attribuitole dal contratto.
La prima volta che fosse divenuta realmente incinta, mio padre avrebbe avuto il diritto di comportarsi come se il contratto non fosse mai esistito; e così di seguito toties quoties, cioè ogniqualvolta la cosa fosse accaduta’.




Tuttavia, in seguito appresi che l’intero peso di quella postilla sarebbe completamente ricaduto su di me: e così fu. Infatti io fui concepito e nacqui per essere sfortunato. Ecco, io non so se quella volta si trattasse di aria, di acqua o di un composto chimico non meglio determinato o forse più semplicemente di un gonfiore immaginario: mia madre, poveretta, era una donna di quelle donne eternamente indecise; si lasciava influenzare dalla sua immaginazione, o forse il grande desiderio di avere una data cosa la portava a falsare le sue impressioni; in breve non sono in grado di decidere se era lei che si ingannava o piuttosto se voleva ingannare gli altri.
Il fatto è questo, che avendo mia madre nel TARDO SETTEMBRE dell’anno 1717, cioè l’anno prima della mia nascita, obbligato suo marito a condurla in città per niente, egli insistette per avvalersi della clausola, cosicché io fui condannato dagli articoli del contratto matrimoniale ad avere un naso talmente schiacciato da trovarsi quasi allo stesso livello del piano facciale, come se le Parche avessero filato il destino della mia vita in modo che io dovessi nascere senza naso.




Mio padre, come chiunque può facilmente immaginare, ritornò in campagna con sua moglie, in preda a un umore piuttosto nero. Per i primi venti, venticinque chilometri non fece altro che crucciarsi, irritarsi, rimpiangere quella maledetta spesa, che sarebbe stato assai meglio evitare, tanto si era mostrata inutile. Poi, ciò che lo innervosì più di ogni altra cosa fu il pensiero che si era ormai in quella stagione dell’anno in cui i frutti di spalliera e specialmente le susine, a cui egli teneva in modo particolare, sono pronte per il raccolto, che non poteva essere quindi ritardato.
Se avesse dovuto correre a Londra per un motivo rivelatosi poi inutile in qualsiasi altro mese dell’anno, non avrebbe certo protestato. Per altre due tappe non agitò argomento che non fosse quello riguardante la dura scossa che aveva provato per la perdita di un figlio, che gli sembrava di possedere già a tal punto, da poterne parlare nel suo diario come di un secondo bastone per la sua vecchiaia, nel caso che Bobby gli fosse venuto a mancare. Questa delusione, egli diceva, gli bruciava più di tutto il denaro che il viaggio eccetera, eccetera, gli era costato, cioè, tutto compreso, la bellezza di 120 sterline.
Ebbene! Dei soldi non gliene importava un’acca…..




Quantunque mio padre nel viaggio di ritorno verso casa, non fosse più che certo, come vi dissi, di buon umore, così da uscire sovente in esclamazioni di sdegno o di disgusto, ebbe tuttavia la compiacenza di tenersi il peggio della storia ancora per sé. Cioè non comunicò subito alla moglie la risoluzione che aveva preso, di farsi giustizia da solo, come l’autorizzava la clausola di zio Tobia nel contratto di matrimonio.
Fu proprio la notte in cui fui generato, il che accadde tredici mesi dopo il viaggio a Londra, che mia madre ricevette il primo avviso circa la decisione del marito; quando cioè mio padre, essendo, come voi ricordate, un po’ adirato e di cattivo umore, colse l’occasione, mentre se ne stavano a letto a chiacchierare piuttosto seriamente, per comunicarle ciò che aveva deciso, facendole sapere che ella avrebbe dovuto adattarsi come meglio poteva in base all’articolo aggiunto per volere di zio Tobia nel contratto di matrimonio: si trattava di partorire il prossimo figlio in campagna, per bilanciare la perdita causata dal precedente viaggio.
Mio padre era un gentiluomo di molte qualità, ma nel suo carattere vi era una forte tendenza, che è conosciuta sotto il nome di perseveranza quando è impiegata a buon fine, mentre la si può chiamare senz’altro ostinazione in caso contrario…..

















  

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