giuliano

lunedì 12 gennaio 2015

LA NOSTRA CIVILTA' SENZA PIU' MIRACOLI (2)

















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La nostra civiltà senza più miracoli

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I nostri primi sogni i nostri primi pensieri (3)














Nulla o poco sapevano e conoscevano di quel sogno rivolto al comune passato stratificato nei nostri geni, la loro grande capacità fu di azzerare talune radici culturali non considerandole imprescindibili per qualsiasi evoluzione materiale, in ciò commisero ugual errori di taluni dittatori che vennero dopo: Hitler, Mao, Stalin e via dicendo…: entrarono nel ghetto della cultura con l’araldo della scienza nuova, e pensarono di creare la Storia… 
Si deve allora tracciare un compromesso tra i due significati talora opposti (natura e progresso) che includono un denominatore comune: civiltà e cultura, e porli su un raggio più vasto, confrontando le civiltà antiche per intero con la nostra civiltà moderna. Le civiltà antiche costituivano appunto delle culture vive ed autentiche, anche se a noi moderni appaiono feroci e misteriose ma comunque esprimenti ciascuna l’unità generica dell’arte e delle mitologie d’una sgargiante e irripetibile ‘originalità’. Esse in varie epoche, si somigliano nel modo di vita, nel far guerra e nei rapporti economici (convergono verso quella evoluzione cui ti dicevo, che non esula dallo sviluppo dell’uomo riflesso all’interno dell’Universo cui appartiene…), ma divergono completamente nell’espressione della propria creatività spirituale anche nello sviluppo teologico-sociale di cui talune pur convergendo verso un monoteismo ortodosso interpretano il pensiero originario che lo ha motivato (in uno specifico luogo geografico) in opposta maniera (chiralità del mondo vivente…).
Comunque sia, il denominatore comune questa volta lo poniamo sulla manifestazione culturale che contraddistingue tali civiltà, se confrontate con la nostra puramente tecnologica-industriale, quest’ultima si avvale dell’enorme facoltà di espandersi sull’intero pianeta e più diventa uniforme, senza stile, oltreché minacciosa e soffocante, nonché acculturata come potrebbe esserlo una moderna dittatura. E noi, come ben sai, sentiamo ed avvertiamo tutto questo come un costante malessere (oggetto della tua disciplina…) ed un peso assillante che tende a costruire i valori odierni della normale economia (e non trovi tutto ciò più che paradossale…?). Ci troviamo difatti, ora come ora, ad uno spartiacque tra il modo di vivere degli antichi e il nostro modo di sopravvivere in una civiltà già chiamata non causualmente postmoderna. Pur godendo di incalcolabili comodità e di straordinarie  facilità di movimento, comunicazione, ecc., siamo sempre più scontenti ed irascibili come i bambini viziati che non accettano l’atteggiamento d’amore-rimprovero dei genitori.
E ci troviamo di fronte ancora ad un altro spartiacque: quello fra la ‘teocrazia’ degli antichi e la ‘tecnocrazia’ ultramoderna. Come nei vetusti detti delle religioni, subiamo una duplicità interiore che ci rende sempre più nevrotici… depressi malati e talvolta agonizzanti… nella fretta di raggiungere e perseguire qualcosa che in fondo non conosciamo o che non ci si fa conoscere (ed ecco ciò che ti dicevo in riferimento alla costante partecipazione alla partita della vita, Stranieri al mondo talvolta è un aspetto reale della visione di un mondo cui dobbiamo convivere specchio di quella duplicità a cui per opposta veduta anche Cartesio affidò la sua anima: ‘Bene qui latuit, bene vixit’; l’importante sono, oltre le regole del gioco, i paletti dove noi fissiamo non solo la geometria del campo, ma anche i limiti stessi dove tale ‘gioco’ dell’essere ed appartenere al mondo ci confronta e proietta…).
Tutto questo è l’effetto infausto di una costante perdita delle leggi nascoste della Madre-natura a detta anche di molti maestri di filosofia: ragion per cui in questo nuovo Viaggio ci viene in mente un altro tremendo interrogativo: non abbiamo per caso inversato proprio il corso del progresso?! Riflettendo su questo punto, costante motivo di confronto non solo dialettico ma anche sociale (vedi quello che succede oggigiorno…) sono lieto di proseguire questa lettera lasciando spazio al Tempo che mediterà sull’ iniziativa e sulla quale rifletterà il suo imperscrutabile potere nei modi e … Tempi di cui io ho approfittato sulle capacità di un particolare sistema evoluto nelle finalità di ottenere, appunto, quella ‘evoluzione’ sperata di cui è imprescindibile anche un apporto psicologico di cui non solo io, come molti altri abbisognamo, ed in cui l’intera società civile che agogna quei risultati e quei traguardi talvolta così sofferti, precipita su quelle crepe storiche di secolare memoria…., non formulando la realtà storica dei fatti nel bilancio dell’uomo quale essere…, direbbe Cartesio.., pensante….

(A. Morretta, Miti antichi e mito del progresso)

(Prosegue....)


















 

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