giuliano

domenica 7 giugno 2015

L'ORRORE (2)


















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L'orrore












...Cerimonie, ebraiche, pagane e cristiane. Conducendo a essa, per ascoltarla, la congregazione e il popolo, lo priva del nutrimento spirituale e sacramentale, lo allontana dalla vera religione e dai comandamenti di Dio e gli impedisce con i suoi offertori di compiere le opere di misericordia; così con questa messa colloca il popolo in una vana speranza. La quinta opera dell’Anticristo e che compie tutte le sue opere per essere visto e per soddisfare la sua insaziabile avarizia, nonché per poter mettere in vendita ogni cosa, non potendo far nulla senza simonia. La sesta opera dell’Anticristo e che incoraggia peccati manifesti, senza che intervenga sentenza ecclesiastica, e non scomunica gli impenitenti. La settima opera dell’Anticristo è che non dirige né difende la propria unità mediante lo Spirito Santo, ma per mezzo del potere secolare, che chiama in aiuto anche per le cose spirituali. L’ottava opera dell’Anticristo è che odia, perseguita, accusa, deruba e mette a morte i membri di Cristo…

(sec. XIV trattato valdese)



 Così a tratti farnetico, non recito una parte nel grande palcoscenico della vita ma anche se così fosse nessuno sarebbe in grado di giudicare una goccia d’acqua, un soffio di vento, un fiume che scorre, un battito d’ali. Una stringa  avvolta su sé stessa e le trame si intrecciano, fra la fisica e la metafisica. Una vita vissuta tante o troppe volte come se tutti i personaggi e gli eventi tornino inesorabilmente al compimento della loro creazione. Quante volte, con stupore, mi sono accorto come sentieri apparentemente nuovi erano già stati percorsi da anni, da secoli.




 (....Se, come propongono Kennerly e altri, amare quello che di buono c'era nel lupo equivaleva davvero a esprimere un amore nei propri confronti, e odiare quello che di malvagio si trovava nel lupo significava manifestare un odio per se stessi, allora la caccia ai lupi era semplicemente il vecchio tentativo di isolare e annichilire la natura ignobile dell'uomo. Il fatto che proseguì per così tanti secoli indica l'esistenza di un duraturo odio dell'uomo nei propri confronti. Riflessi di ciò che accade nelle Grandi Pianure americane negli anni delle guerre al lupo, rivelano una certa quantità di tale odio, ma qui veniamo riportati inevitabilmente al Medioevo. In un'epoca in cui nessuno sapeva alcunché di genetica, l'idea che un bimbo affetto da sindrome di Down, ovvero con orecchie piccole, fronte spaziosa, naso piatto e denti sporgenti, fosse figlio di una prostituta e di un lupo, era perfettamente plausibile. Il Medioevo fu un'epoca malinconica, riflessa con accuratezza nell'immaginario surreale e grottesco di pittori come Bosch, Brueghel, un'epoca di carestia, di guerre infinite, di malattie epidemiche, di tumulti sociali. La civiltà non era preziosa quanto adesso per noi. La tentazione di controbattere un mondo doloroso doveva essere forte. Esistevano erbe da comprare, patti faustiani da stringere. Voler essere un lupo, in altre parole, era in qualche modo comprensibile. In una storia di stregoneria nel Medioevo, Jeffrey Russel ha scritto che alcuni contadini erano mossi da 'un impulso prometeico a piegare sia la natura sia altri popoli ai propri fini...per ottenere gli oggetti del loro desiderio pecuniario o amoroso o per esigere vendetta contro chi era odiato o temuto'. Dati un popolo depresso, una credenza nei lupi e l'intimidazione del tribunale dell'inquisizione, non sorprende che le persone fossero preda del panico e confessassero precipitosamente di essere lupi mannari, di aver commesso crimini contro la natura. E non era solo questione di lupi mannari; nel 1275, una donna pazza di nome Angela de la Barthe confessò all'inquisizione di Tolosa di aver dato alla luce una creatura mezzo uomo e mezzo serpente, e di averla mantenuta in vita nutrendola con bambini che lei stessa rubava. Nel 1425, a Neider-Hauenstein, vicino all'odierna Basilea, una donna fu condannata a morte per essersi unita ai lupi, sui quali, fu sostenuto, aveva cavalcato il cielo nottetempo.)




 Ora, di fronte alla mia modesta biblioteca basta cercarli e sapere di averle sofferti, percorsi, vissuti. Non c’è più quel distacco freddo vuoto fra lo scritto e il suo lettore, l’intreccio continuo mi porta al compimento di ogni singola opera, anche se in contraddizione tra loro.
Sono stato eretico, predicatore, alpinista, scienziato, geologo, geografo, storico.
Ho combattuto guerre, mi hanno ucciso!
Mi hanno messo su una croce.
Ho discusso di resurrezione.
Ho avuto delle visioni e ho cercato di interpretarle.
Ma prima di esse sono stato sciamano.
E ancor prima, miriade diverse di forme viventi.
Ho pregato come un buddista sotto un albero.
Ho pianto come un druido all’ombra di esso.
Poi ne ho studiato le forme, consistenza ed utilità.
Dalla bellezza dei rami e delle foglie ho capito e studiato la loro funzione.
Ho iniziato a respirare l’aria che mi ero guadagnato e grazie ad essa restituito in quieta specie di parlare.
Sono divenuto acqua e ho scavato letti che ora percorro in cerca della memoria.
Ho visto grotte, ne conservo ricordi e disegni che vi ho tracciato. Sono stato cacciatore…, un tempo.
Mentre adesso istintivamente guardo al suolo in cerca di qualcosa, Vela mi insegna e fiuta il passato divenuto presente.
Mi hanno braccato, avverto l’odore della paura.
Mi hanno ucciso.
Piango me stesso sulle poche ceneri di un fuoco acceso di fretta.
Mi hanno imprigionato, ancora vedo il maestoso castello, in cui una volta ero signore. La congiura è di nuovo padrona.
Ho fatto miracoli.
Poi ho studiato i segreti della vita.
Più miracolosa ancora.
Ho incontrato gente diversa ma con caratteristiche comuni.
Ho parlato loro di filosofia e quando questa non bastava sono salito nello spazio profondo per spiegare la vita ancora prima della vita.
Ho perso forma, peso, e gravità.
Mi sono dissolto in un gas scomposto.
Mentre la forza del calore divampava.
Perché urlavo contro il tempo, questo maleficio, questo diavolo, che mi ha legato in questo luogo.
Sono andato oltre la sua dimensione e qualche delatore mi ha denunciato, mentre pregavo la verità, una verità senza tempo. Poi sono scomparso nel nulla di un punto e forma contratta alla materia.
Mentre gridavo all’orrore.
Sono morto tante volte, e poi rinato nella gioia di una natura che non mi disconosce.
Ma è vero, con l’orrore negli occhi, nella voce, nel pensiero…




 Il pomeriggio lo rividi. Se ne stava sdraiato supino con gli occhi chiusi, mi ritirai senza far rumore, ma lo sentii mormorare: ‘Vivere onestamente,  morire, morire ….’
Restai ad ascoltare.
Non ci fu altro.
Stava provando un discorso nel sonno, oppure era un frammento di frase da qualche articolo di giornale? Aveva scritto per dei giornali e intendeva rifarlo, ‘per la promozione delle mie idee. E’ un dovere’.
 Era una tenebra impenetrabile la sua.
Io lo guardavo come si osserva un uomo che giace in fondo a un precipizio dove non splende mai il sole. Ma non avevo molto tempo da dedicargli, perché aiutavo il macchinista a smontare i cilindri che perdevano, a raddrizzare una biella contorta e cose del genere. Vivevo in una confusione infernale di ruggine, limatura, dadi, bulloni, chiavi, martelli, trapani – cose che detesto, perché non ci so fare. Badavo alla piccola fucina che fortunatamente avevamo a bordo; faticavo fino all’esaurimento in mezzo al dannato mucchio di rottami – fino a quando i brividi erano così forti che non mi permettevano di stare in piedi.
Una sera entrando con una candela trasalii sentendogli dire con voce un po’tremula: ‘Eccomi qui disteso al buio, che aspetto la morte’.
 La luce era a pochi centimetri dai suoi occhi. Mi forzai a mormorare: ‘Oh, sciocchezze!’ e restai curvo su di lui come impietrito. Non avevo mai visto, e spero di non vedere mai più, nulla di simile al cambiamento che avvenne nei suoi lineamenti.
Oh, non ero commosso.
Ero affascinato.
Era come se si fosse lacerato un velo.
Vidi su quel volto d’avorio l’espressione dell’orgoglio cupo, del potere spietato, del terrore vile – di una disperazione intensa e irreparabile. E’ possibile che in quel momento supremo di conoscenza completa rivivesse la sua esistenza in ogni dettaglio di desiderio, tentazione e resa? In un bisbiglio gridò verso qualche immagine, qualche visione – due volte lanciò un grido, un grido che non era più di un sospiro:

        
                -   CHE ORRORE!  CHE ORRORE!.  



(Conrad, Cuore di tenebre)

(Giuliano Lazzari, Il Viaggio) 















          

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