giuliano

sabato 28 aprile 2018

IL LABIRINTO (Terza Parte) (23)




















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…Se invece di un oggetto o di un essere particolare si considera ciò che potremmo chiamare un mondo, nel senso già da noi attribuito alla parola, ossia l’intero àmbito costituito da un dato insieme di compossibili che si realizzano nella manifestazione, tali compossibili dovranno essere tutti i possibili che soddisfano determinate condizioni, le quali caratterizzeranno e definiranno con precisione il mondo in questione, che viene a rappresentare uno dei gradi dell’ESISTENZA UNIVERSALE. Gli altri possibili, che non sono determinati dalle medesime condizioni e pertanto non possono far parte dello stesso mondo, evidentemente non sono per questo meno realizzabili, anche se, beninteso, ciascuno secondo il modo che conviene alla sua natura…

…In altri termini, ogni possibile ha in quanto tale un’esistenza propria, e i possibili la cui natura implica una realizzazione, nel senso usuale del termine, cioè un’esistenza in un modo qualunque di manifestazione, non possono perdere tale carattere che è loro essenzialmente inerente e divenire irrealizzabili per il fatto che altri possibili sono effettivamente realizzati. Si può dire inoltre che ogni possibilità che sia una possibilità di manifestazione deve appunto per questo necessariamente manifestarsi e che, inversamente, ogni possibilità che non deve manifestarsi è una possibilità di non-manifestazione; posta in questi termini, sembrerebbe una semplice questione definitoria, eppure l’affermazione precedente non implicava altro che questa verità assiomatica, la quale non può essere posta minimamente in discussione…

…Se però ci si domandasse perché non tutte le possibilità devono manifestarsi, cioè perché vi sono ad un tempo possibilità di manifestazione e possibilità di non-manifestazione, basterebbe rispondere che l’àmbito della manifestazione, il quale è limitato per il fatto stesso di essere un insieme di mondi o di stati condizionati, non può esaurire la Possibilità Universale nella sua totalità; esso lascia al di fuori di sé tutto l’incondizionato, cioè precisamente quello che, in termini metafisici, conta di più…

…Domandarsi poi perché mai una data possibilità non deve manifestarsi al pari di un’altra equivarrebbe semplicemente a chiedersi perché essa è quello che è e non altro da sé; è dunque esattamente come se ci domandasse perché un dato essere è se stesso e non un altro essere, un interrogativo del tutto privo di senso. Ciò che va bene compreso, invece, al riguardo, è che una possibilità di manifestazione non ha, come tale, alcuna superiorità rispetto ad una possibilità di non-manifestazione; essa non è oggetto di una sorta di ‘scelta’ o di ‘preferenza’, ha soltanto una natura diversa…

…Se poi si vuole obiettare, a proposito dei compossibili, che, secondo l’espressione di Leibniz, ‘esiste un solo mondo’, vi sono due possibilità: o tale affermazione è una pura tautologia, o è priva di senso. Infatti, se per ‘mondo’ si intende l’Universo totale, o piuttosto, limitandosi alle possibilità di manifestazione, l’intero àmbito di tutte queste possibilità, cioè l’Esistenza universale, l’enunciato è fin troppo evidente, sebbene il modo in cui è espresso sia forse improprio; ma se con tale termine si intende un dato insieme di compossibili, come si fa solitamente, e come noi stessi abbiamo fatto, sostenere che la sua esistenza impedisce la coesistenza di altri mondi è altrettanto assurdo quanto dire, per riprendere l’esempio precedente, che l’esistenza di una figura rotonda impedisce la coesistenza di una figura quadrata, o triangolare, o di qualunque altro genere…

…Si può solo dire che, come le caratteristiche di un determinato oggetto escludono da tale oggetto la presenza di altre caratteristiche con le quali esse sarebbero in contraddizione, così le condizioni da cui un determinato mondo è definito escludono da quel mondo i possibili la cui natura non implica una realizzazione soggetta a quelle stesse condizioni; tali possibili sono pertanto al di fuori dei limiti del mondo considerato, ma non per questo sono esclusi dalla Possibilità, dato che si tratta per ipotesi di possibili, e nemmeno in casi più particolari, dall’Esistenza in senso proprio, ossia intesa come ciò che comprende tutto l’àmbito della manifestazione universale.

…Nell’Universo esistono molteplici modi di esistenza, e ciascun possibile ha il modo che conviene alla sua natura; ma parlare, come talvolta si è fatto, e proprio riferendosi alla concezione di Leibniz, di una sorta di ‘lotta per l’esistenza’ tra i possibili, significa possedere una concezione che non ha certamente nulla di metafisico, e tale tentativo di trasporre quella che è solo una semplice ipotesi biologica appare anzi del tutto incomprensibile…

…La distinzione fra il possibile e il reale, sulla quale parecchi filosofi hanno tanto insistito, non ha dunque alcun valore metafisico: ogni possibile è reale a modo suo, e nel modo che la sua natura comporta, altrimenti avremmo dei possibili che sarebbero niente, e dire che un possibile è niente è una contraddizione pura e semplice; è l’impossibile, e solo l’impossibile, a essere, come già si è detto, un puro nulla. Negare che si diano possibilità di non-manifestazione significa voler limitare la Possibilità Universale; d’altra parte, negare che, tra le possibilità di manifestazione, ve ne siano di differenti ordini significa restringerla ancora di più.

…Prima di proseguire faremo osservare che, invece di prendere in esame l’insieme delle condizioni che determinano un mondo, come abbiamo fatto in precedenza, si potrebbe anche, dallo stesso punto di vista, considerare singolarmente solo una di tali condizioni; per esempio fra le condizioni del mondo corporeo, lo spazio inteso come ciò che contiene le possibilità spaziali. E’ del tutto evidente che, per definizione, soltanto le possibilità spaziali possono realizzarsi nello spazio, ma non è meno evidente che questo non impedisce alle possibilità non-spaziali di realizzarsi anch’esse al di fuori di quella particolare condizione di esistenza rappresentata dallo spazio.

…Eppure, se lo spazio fosse infinito come taluni pretendono, nell’Universo non vi sarebbe posto per alcuna possibilità non-spaziale, per citare l’esempio più comune e noto a tutti, potrebbe allora venire ammesso all’esistenza solo a condizione di essere concepito come qualcosa di esteso, concezione di cui la stessa psicologia ‘profana’ riconosce senza alcuna esitazione la falsità; ma, lungi dall’essere infinito, lo spazio non è che uno dei possibili modi della manifestazione la quale poi a sua volta non è affatto infinita, nemmeno nell’interezza della sua estensione, con l’indefinità di modi che essa comporta, ciascuno dei quali è a sua volta indefinito…

…Analoghe osservazioni si potrebbero ugualmente applicare a qualunque altra particolare condizione di esistenza; e quel che è vero per ciascuna di tali condizioni presa singolarmente lo è anche per l’insieme di più condizioni, la cui unione o combinazione determina un mondo…

(R. Guénon)        














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