giuliano

mercoledì 27 dicembre 2017

ORION (M. Twain) (63)



















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Dalla foglia all'uomo (62)

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28 Dicembre 1864 Luigi Masetti (& ritorno) (64)














Orion aveva altri progetti per indennizzarmi, ma poiché questi necessitavano sempre di capitali, ne rimasi lontano e non si concretarono.
Una volta voleva fondare un nuovo quotidiano.
Era una idea da far tremare e io la soffocai con prontezza, quasi con rudezza.

…Poi inventò una macchina per segare il legno, che mise insieme da sé e con la quale segò realmente del legno. Era ingegnosa, funzionava; per lui sarebbe stata una fortuna; ma al momento sbagliato di nuovo ci si mise di mezzo la Provvidenza. Orion fece per brevettarla e scoprì che la stessa macchina era già stata brevettata ed era entrata nel mondo degli affari e prosperava.




Poi lo Stato di New York offrì un premio di cinquantamila dollari per un metodo pratico atto a rendere navigabile l’Erie Canal coi battelli a vapore. Orion ci lavorò per due o tre anni, inventò un sistema completo, ed era di nuovo pronto a raggiungere un’immediata ricchezza, quando qualcuno gl’indicò un difetto. Il suo battello per la navigazione nel canale non poteva essere usato d’inverno; e d’estate le sue ruote avrebbero talmente sconvolto le acque da spazzar via l’intero Stato di New York.

Innumerevoli furono i progetti escogitati da Orion per procurarsi i mezzi per sdebitarsi con me. Essi si susseguirono lungo una trentina d’anni, ma fallirono ogni volta. In tutti questi trent’anni la riconosciuta onestà di Orion valse a fargli avere incarichi di fiducia, come quello di custodire denaro di terze persone senza percepire compenso. Fu tesoriere in tutte le istituzioni di beneficenza; si occupò del denaro e delle proprietà di vedove e orfani; non perse mai un centesimo di nessuno, non ne guadagnò uno solo per sé.
Ogni volta che mutava religione la chiesa della sua nuova fede era ben lieta di accoglierlo; lo nominava subito tesoriere e le fughe di denaro in quella chiesa cessavano immediatamente.




Nel mutare il colore politico possedeva una disinvoltura da meravigliare l’intera comunità. Una delle volte che accadde un mutamento del genere me ne scrisse a lungo egli stesso.

La mattina era repubblicano e acconsentiva all’invito di tenere un discorso al raduno generale dei repubblicani di quella sera. Preparava il discorso…

Dopo pranzo diveniva democratico e s’impegnava a scrivere una ventina di slogan per i quadri trasparenti che i democratici avrebbero portato in giro la sera nella loro fiaccolata.
Nel pomeriggio scriveva queste frasi clamorose e tale occupazione gli prendeva tanto del suo tempo che era già sera prima che avesse la possibilità di cambiare di nuovo le sue convinzioni politiche; e finiva col tenere un entusiasmante discorso al raduno repubblicano all’aperto, mentre i quadri trasparenti dei democratici gli passavano davanti con grande gioia di tutti i presenti.

Era una creatura stranissima!

Ma nonostante le sue bizzarrie fu per tutta la vita amato da tutti, in qualunque ambiente si trovasse. Ed era tenuto nella più alta stima, perché in fondo era la schiettezza in persona.




Circa venticinque anni fa - più o meno - scrissi a Orion invitandolo a scrivere un’autobiografia. Gli chiesi di fare il possibile per dire in essa la pura verità; di astenersi dal mostrarsi solo in quegli atteggiamenti che tornassero a suo merito e di registrare lealmente tutti gli avvenimenti della sua vita che avesse giudicato interessanti, compresi quelli che gli erano rimasti impressi col fuoco nella memoria e dei quali provava vergogna. Gli dissi che una cosa simile non era mai stata fatta e che se fosse riuscito a farla lui, la sua autobiografia sarebbe stata una preziosa opera letteraria. Dissi che gli offrivo un lavoro che non potevo fare io stesso, ma nutrivo la speranza che ci riuscisse lui.

Ora riconosco che gli addossavo un’incombenza impossibile. Sto dettando questa mia autobiografia, quotidianamente, da tre mesi; mi sono ricordato di millecinquecento o duemila episodi che ho vissuti e dei quali provo vergogna, ma non sono ancora riuscito a convincere nessuno di essi a farsi registrare sulla carta. Credo che il loro numero non sarà diminuito quando avrà finito questa autobiografia, se mai la finirò. Sono convinto che se registrassi tutti quegli episodi, li eliminerei certamente al momento di rivedere il mio libro.




Orion scrisse la sua autobiografia e me la mandò!

Ma grandi furono la mia delusione e la mia irritazione In essa si dipingeva costantemente da eroe, proprio come avrei dovuto fare e come sto facendo io, e dimenticava costantemente di inserire gli episodi che lo ponevano in una luce poco eroica. Conoscevo parecchi incidenti della sua vita che erano chiaramente e dolentemente tutt’altro che eroici, ma quando mi imbattevo in essi leggendo la sua autobiografia avevano un altro colore. La medaglia era stata girata e quegli episodi erano divenuti motivi di orgoglio smodato.

Eravamo a Vienna nel 1898 quando ci giunse un cablogramma che annunciava la morte di Orion. Aveva settantadue anni. Era sceso in cucina nelle prime ore di un freddo mattino di dicembre come un provetto cuoco; aveva acceso il fuoco e si era seduto al tavolo a scrivere non so che cosa, ed era morto così, con la penna in mano, ferma sul foglio nel mezzo di una parola incompiuta: segno che la liberazione dalla prigionia di una esistenza lunga e travagliata e patetica e sconclusionata era stata rapida…

(M. Twain)














   



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