giuliano

domenica 18 febbraio 2018

NIENTE PIU', NIENTE MEN CHE MARIONETTE... (89)










































Precedenti capitoli:

Diversi gli umori... (88)

Prosegue in:

Il mondo a Roverso, ovvero: parentesi artica d'inizio secolo (90)

& Iceberg in vista... (91)








Niente più, niente men che marionette

In un castel di burattini siamo;

Di tutto quel che Mondo a noi permette,

Quando cala il sipario, e che stringiamo?










Questi prima scannava ora e scanato, / Folle e collui, che vuol ragien dal pito.





  
Ecco la fin dichi non sa nel corso, / Del superbe destrier reggere il morso.






Spesso mirasi  in oggi ad altrui spasso, /L’Asino in alto, e il galantuomo in basso.






Per non sentir delle disgrazie il ponde / Come un gioco fuglier devesi il Monde.






Molto sarebbe queste Scene Spesse, / Se ognun la propria forza conoscese.






Le Case in aria, il Sol di Sotto o bello / Non vi e ch’i piedi tien dove ha il Cervello.





Sovente l’uomo inviluppate resta / Nella rete ch’a altrui barbare appovesta.







O qanti in rimirar quel ch’e qui fatto, / A se stavi diran e il moi ritratto.






Deve essere un dolor che non a pare, / Servire a chi si usava comandare.






Le botte son per li asini imparate, / Maestri o vei, se sottante frustrate.






Se chinostrassi ognun l’interneaspirano, / Quei farian pieta, che invidia farino.






Soche son quelle che la barba fanno / Che stile e mano da perco non banno.














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