giuliano

domenica 15 aprile 2018

LA SCENA AMERICANA ovvero: ritorno in Terra dal Far West dell’esistenza (James 15/04/1843) (17)













































Precedenti capitoli:

Prima Poesia (dedicata ai duellanti) (16)

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Da Castle Garden all'Impero (18)












L’impressione, o la visione particolare che, di per sé, rispondeva alla grandiosità dell’argomento si sarebbe rivelata – credo – quell’ora di ampia circumnavigazione che trovai prescritta, in piena primavera, quale coronamento pressoché immediato al mio ritorno da un viaggio nel Far West…




…Il non essere costretto a perdere contatto e l’espansione dell’effetto dell’intero processo, prodotta dall’immediato galleggiare degli enormi vagoni incatenati tra loro, non solo senza fermate né confusione, ma quasi come omaggio concreto e prodigale per l’ozioso viaggiatore, ebbero senza dubbio parecchia influenza sul mio stato mentale successivo, su quella felice eccitazione, quella visione divertita della grande faccia di New York…




…Qualcosa nell’aria di quella particolare occasione e nell’atmosfera del momento fece sì che l’intero quadro parlasse col più ampio potere di suggestione: una suggestione davvero irresistibile, se solo risuona in tutta la sua limpidezza. Tutto, nel modo più assoluto, è espressione di un qualcosa che è stato realizzato in tempi recenti e che continua a essere realizzato quotidianamente su un vasto palcoscenico impersonale e sulla base di profitti smodati – di nient’altro, decisamente, tutto questo è espressione; e tuttavia, il senso di quella scena era perentorio ed per gli spettatori del palcoscenico elettrizzante, e, da un certo punto di vista, pressoché incantevole…




…Nel volgere lo sguardo rapito da questo mazzo di fiori architettonici, si coglie la ‘bellezza americana’, la rosa dello stelo interminabile, diventa l’essenza di tutto quell’agglomerato – con una intensità tale che di sicuro è più che sufficiente a siglare l’impressione finale che uno se ne fa. Si ha la sensazione che quella vegetazione sia cresciuta, dichiaratamente, soltanto per esser ‘colta’, a suo tempo, con un paio di cesoie; tagliata a pelo d’erba da un fato paziente la ‘scienza’, applicata al guadagno, lascerà cadere sul tavolo, dall’alto della manica, un’altra carta ancor più vincente. Non solo incoronati dalla storia, ma privi perfino di una credibile disponibilità di tempo per la storia, e consacrati a nient’altro se non all’uso commerciale più vieto (esportato e adottato qual principio unico della propria ed altrui esistenza), quei grattacieli sono semplicemente le note più acute di quel concerto di dispendiosa provvisorietà in cui si decanta la sensazione ultima che ci fa di New York. Non provano mai a parlarti, secondo il costume degli edifici più maestosi al mondo, come si è fin qui appreso a conoscerlo – quello di torri e templi, di fortezze e palazzi – con l’autorità propria delle cose che restano, o almeno di ciò che durano a lungo. Una storia vale solo fintantoché non ne viene raccontata un’altra, e i grattacieli rappresentano l’ultima parola in fatto di ingegnosità mercantile, finché non ne verrà scritta un’altra…





                                                 UN’ALTRA SCENA DA LONTANO


…Quel che appare ora non è certamente una diversa Storia, ma lei che narra le gloriose gesta, una Scena da lontano ugualmente ammirata urlata condivisa e glorificata, se pur l’architettura sembra difettare di altezza, siate pur certi che la 'medesima' racchiusa entro e fuori una tenda entro e fuori le mura di una castello e l’urbe che questo sottintende, non fanno variare la materia della presunta statura decantata che vorrebbe porre differenza nella propria ed altrui sostanza (comunità e stati – uniti & divisi da medesimo progresso giostrato…), il difetto nasce da medesima e presunta 'altezza' cresciuta che sia anche umana ciò ci fa nascere paradossi circa la difettevole natura derivata…




…Se l’ideale cavalleresco doveva così cedere davanti agli interessi reali, pur tuttavia rimasero sufficienti occasioni per ornare la guerra ed i suoi preziosi e vasti possedimenti di belle nonché ingannevoli apparenze…

…Che ebbrezza d’orgoglio doveva provenire dai preparativi della battaglia così variopinti e tanto pieni di millanteria! Verso la fine del secolo decimo quinto compaiono i lanzichenecchi coi grandi tamburi, uso questo tolto dall’Oriente. Colla sua azione ipnotica e poco musicale, il tamburo simboleggia chiaramente la transizione dell’epoca cavalleresca a quella militare moderna; esso è uno degli elementi della meccanizzazione della… guerra!




…Intorno al 1400 è ancora in pieno vigore la bella e quasi giocosa suggestione della personale gara per la gloria e l’onore: i cimieri e i blasoni, le bandiere e le grida di guerra conservano ai combattimenti un carattere individuale e l’apparenza di uno sport… L’intero giorno precedente si odono le grida dei diversi signori rivaleggianti in una gara di orgoglio. Prima e dopo il combattimento c’è la sensazione delle collate e delle promozioni di rango: i cavalieri diventano alfieri mediante un taglio della punta del loro pennoncello. Il celebre campo di Carlo il Temerario davanti a Neuss somiglia col suo splendore, ad una corte: alcuni dei cavalieri hanno fatto erigere la loro tenda in forma di un castello, circondato da gallerie e giardini…




…Dappertutto trapela però la finzione, l’effetto scenico su cui costruire e modellare future imponenti civiltà…

…La realtà smentisce continuamente l’ideale; ed è perciò che l’ideale si ritira sempre nella sfera della letteratura…




…Del resto la realtà costringeva in tutte le maniere gli spiriti a rinnegare l’ideale cavalleresco: l’arte militare non si conformava più ormai da molto tempo, alle norme del torneo: la guerra dei secoli decimo quarto e decimo quinto operava con agguati e sorprese, era una guerra di scorrerie ed assalti briganteschi… La carriera delle armi aveva per i nobili un suo lato finanziario di cui si parla spesso con tutta franchezza: ogni pagina della storia militare del basso Medioevo ci fa intendere quanta importanza si annettesse al fatto di poter fare dei prigionieri ragguardevoli, in vista del riscatto. Nel ‘Combat des trente’ il miglior combattente di parte inglese era un certo Crokart, a suo tempo al servizio dei signori di Arkel. Si era acquistato in guerra una bella sostanza: almeno 60.000 corone e una scuderia di trenta cavalli; inoltre era venuto in gran fama di valoroso, sì che il re di Francia gli promise la nobiltà e un matrimonio con una nobildonna, se avesse voluto farsi francese. Questo Crokart tornò colla sua gloria e le sue ricchezze in Olanda, e visse da gran signore; ma i signori olandesi sapevano molto bene chi egli fosse, lo evitarono deliberatamente, di modo che tornò nel paese ove si sapeva meglio apprezzare le doti della giostra guerresca…




…Fintanto che non si approda in nuova colonica terra Far West dell’infinita scena…   

(James & J. Huizinga)






















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